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Maggio 5, 2019

Ti racconto una fava

C’era una volta un detto poplare: “Di tutti i legumi la fava è regina, cotta la sera, scaldata la mattina”

La fava è sempre stato un ortaggio molto comune e presente nella dispensa anche delle classi più povere, che si nutrivano abbondantemente di fave fino a non molti anni fa. Le fave secche erano simbolo di una mensa semplice e considerate cibo da plebei. Ma la fava ha una lunga storia, ricca di aneddoti, credenze, riti e pregiudizi.

Coltivate in Europa fin dall’antichità (si suppone fin dal 3000 a.C.), sono state ritrovate fave secche in tombe egizie, nelle palafitte e nei villaggi del neolitico.
Secondo Pitagora e i suoi seguaci le fave erano la porta dell’Ade, in quanto la macchia nera dei loro fiori bianchi rappresentava la lettera “Theta”, iniziale della parola greca Thanatos (morte). Platone asseriva che ai pitagorici veniva proibito consumare questi ortaggi perché provocavano un forte gonfiore (causato dalla rapida fermentazione nella digestione dei legumi), nocivo alla tranquillità spirituale di chi cercava laverità. Divenne quindi celeberrima quanto leggendaria l’idiosincrasia della scuola pitagorica per le fave: non solo si guardavano bene dal mangiarne, ma evitavano accuratamente ogni tipo di contatto conquesta pianta. Secondo la leggenda, Pitagora stesso, in una fuga estrema, preferì farsi raggiungere ed uccidere piuttosto che mettersi in salvo attraverso un campo di fave.
Ma non sempre le fave rappresentavano simboli negativi: alle feste romane dedicate alla dea Flora, protettrice della natura in germoglio, come auspicio e prosperità veniva gettata sulla folla una cascata di fave, perchè nell’immaginario comune esse designavano i genitali femminili (baccelli aperti), e i testicoli maschili (fave). Si ritiene che proprio da una delle famiglie più importanti della storia di Roma, cioè i Fabi, prese il proprio nome la fava.

La Faba vulgaris è una pianta della famiglia delle leguminose, ed è il legume più leggero e digeribile dopo il fagiolino (37calorie per 100 gr. di fave fresche, ma per le fave secche l’apporto calorico sale a 342 calorie per 100 gr.).
Ricchissima di sostanze nutritive benefiche per la nostra alimentazione quali proteine, fibre, vitamine e sali minerali importanti, è molto utile per combattere il colesterolo e la glicemia alta. E’ fonte di proteine e amido e povera di grassi. Contiene anche molte vitamine come la A, B, C, K, E, PP, e sali minerali tra cui il ferro (1,7mg/100g.), oltre al potassio (200 mg/100g.), al calcio, fosforo,magnesio, selenio, rame e zinco. Per la sua ricchezza d’acqua fornisce poche calorie, 41 kcal ogni 100 g. di fave verdi, e molta fibra, ben 5 g., contenuta soprattutto nella buccia. A volte le fave vengono mondate oltre del baccello, anche della buccia esterna,spesso lo si fa quando la buccia risulta un pò dura, o quando lo richiede la ricetta, però così facendo si perdono il 50% dei nutrienti, soprattutto di fibra.

Le fave possono essere consumate crude o cotte, si possono essiccare o congelare. Per verificarne la freschezza bisogna spezzare il baccello e il suono deve essere pari ad uno schiocco.
Si conservano in ambiente fresco per due o tre giorni dopo il raccolto, vanno sgusciate solo al momento dell’utilizzo per evitare che perdano la loro tenerezza. Prima di metterle nel freezer conviene sbollentarle per tre minuti circa e lasciarle raffreddare. Le fave essiccate si possono cuocere dopo una notte di ammollo come si fa peri ceci e i fagioli secchi.

Maggio 5, 2019